top of page

A Kursk l'Ucraina ripiega, ma negoziare ora non è una resa

di Michele Corrado


Con un comunicato ufficiale del 26 aprile le forze armate russe hanno annunciato il completo “sgombero” delle unità ucraine dai territori del Kursk. Kiev, va precisato, ha smentito la notizia. Tuttavia, la sensazione è quella di un fronte in territorio russo che si può considerare esaurito.

Ciò porta a riassumere alcune considerazioni significative nell’ambito del conflitto:

-    questa manovra diversiva compiuta dall’Alto Comando ucraino non ha portato ad alcun risultato tangibile nella condotta delle operazioni da parte russa nel Donbass;

-    gli ucraini hanno impegnato le loro unità migliori in questo sforzo offensivo a scapito del loro impiego nelle aree di combattimento contese;

-    i russi hanno dimostrato di non avere riserve da impiegare, o da distogliere per eliminare immediatamente la penetrazione ucraina;

-   gli ucraini hanno “peccato di ottimismo” nella convinzione che la conquista di aree in territorio russo potesse consolidarsi ed espandersi nel tempo;

- l’azione pare non fosse stata concordata con gli alleati occidentali (a cominciare dagli Stati Uniti), e rappresenta un “prodotto” di pianificazione operativa del tutto ucraino.

Con tali constatazioni è possibile delineare uno scenario futuro dove, sul campo di battaglia, se i russi continuano ad avere l’iniziativa e gli ucraini a subire l’inesorabile arretramento dell’intera linea di contatto, anche se non ci sarà un cedimento tale da portarla al collasso, determinerà un andamento delle operazioni favorevole ai russi e tale da inibire ogni tipo di trattativa in quanto non conveniente.

Se si vuole andare ad una ipotesi di negoziato concreto è necessario che le operazioni sul terreno si stabilizzino e la lenta progressione russa venga arrestata. L’esatto contrario di quanto sta ora avvenendo.

Considerato poi che con l’arrivo dell’estate le condizioni, per i russi, di imprimere una ulteriore spinta alla loro progressione offensiva vengono ad essere ideali, si dovrà attendere la stagione autunnale per concretizzare un arresto delle operazioni sia sulla linea di contatto che in profondità nel territorio ucraino (bombardamenti su obiettivi non dichiaratamente militari).

Si dovrà poi verificare che le condizioni delle truppe ucraine sul campo consentano un reale irrigidimento ed una successiva tenuta delle posizioni in vista del periodo invernale.

Solo se i russi arriveranno alla conclusione che gli ucraini non potranno collassare in tempi brevi ed anzi sono in grado di imporre un arresto non valutabile nei tempi alla progressione russa, questi potranno ritenere opportuno andare ad un negoziato non temporaneo.

Finché le operazioni sul terreno saranno favorevoli, per i russi non vi è alcun motivo di sospenderle o arrestarle. Almeno fino al raggiungimento dei confini degli Oblast in contesa che rappresentano l’obiettivo minimo di tutta l’Operazione Speciale.

Va ricordato inoltre che nell’ambito delle Dottrine di livello tattico (anche quelle russe), non ha senso arrestarsi di fronte ad un avversario che non riesce a mantenere le posizioni ed arretra costantemente. Sono valutazioni note al presidente americano Donald Trump, su cui si dovrà necessariamente basare la proposta realistica di pace al suo omologo ucraino Zelensky. In alternativa, in assenza di fatti concreti e con l'onere del sostegno militare che scivola progressivamente più sulle spalle dell'Europa che degli Usa, sarà complicato soltanto a parole indurre Putin a ritenere conclusa l'Operazione Speciale.

Comentários


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page