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Marco Travaglini

50 anni di regionalismo: Giovanni Oberto Tarena

Aggiornamento: 16 ott 2023

di Marco Travaglini

Nel 1970, le Regioni divennero una realtà. L’Italia dava così concretezza all’art. 114 della Costituzione che recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con proprio statuti, poteri e funzioni secondo i principati fissati dalla Costituzione”. La Porta di Vetro continua la sua galleria di immagini, curata da Marco Travaglini, ex consigliere regionale, con Gianni Oberto Tarena, presidente provvisorio della prima Assemblea costituente del consiglio subalpino. Seconda puntata

Giovanni Oberto Tarena, per molti Gianni Oberto, fu una delle personalità di maggior rilievo del Canavese e dell’intero Piemonte. La sua attività politica raggiunse l’apice negli anni ’70 quando fu tra i padri “costituenti” del nuovo ente Regione. L’annuncio dello storico evento di cinquant’anni fa venne pronunciato proprio dall’avvocato canavesano, presidente provvisorio della prima Assemblea del parlamentino subalpino. Tra il 1972 e ’73 ricoprì la carica di Presidente del Consiglio regionale (succedendo nel ruolo a Paolo Vittorelli) per poi rilevare il testimone dal Conte Calleri, guidando la Giunta regionale dal dicembre del 1973 alla fine della legislatura. Gianni Oberto era nato a Brosso, in Valchiusella, il 9 settembre 1902 da un’antica famiglia originaria di Pecco. Studente a Ivrea, raggiunse il traguardo della laurea in giurisprudenza nel 1927 all’ateneo torinese. La passione civile e politica lo portò a iscriversi al Partito Popolare Italiano, fondato da don Luigi Sturzo. Da molti considerato, e riconosciuto, un grande oratore, fu spesso protagonista delle iniziative della Federazione Giovanile Cattolica Eporediese, organizzazione della quale fu nominato segretario a 17 anni, nell’ottobre del 1919. Due anni dopo, giovanissimo giornalista, Oberto Tarena divenne condirettore della diffusa testata “Il Risveglio Popolare”, coltivando una passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Giovane avvocato e ufficiale di fanteria, dopo l’armistizio dell’8 settembre ‘43, si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Fu arrestato e deportato, rientrando in Italia nel giugno del 1945 dopo ventidue mesi di prigionia e lavoro coatto in sette campi di concentramento nazisti. Alle elezioni amministrative del 1951 venne eletto nella lista della Democrazia Cristiana a Ivrea, iniziando un lungo viaggio amministrativo in rappresentanza dello Scudocrociato che lo impegnò per 25 anni. Contemporaneamente fu eletto consigliere della provincia di Torino, diventandone Presidente dal 1965 al 1970. Ma l’impegno e la passione di Oberto non furono indirizzate soltanto alla politica.

La montagna, che gli ricordava le sue origini e che occupa tanta parte del territorio piemontese, costituì sempre uno dei suoi interessi principali: negli anni ’60 creò nella Provincia di Torino il primo Assessorato alla Montagna e, dal 1957 fino alla morte, fu presidente del Parco nazionale del Gran Paradiso. Lo sviluppo sociale ed economico dei territori montani, la ricerca di obiettivi e modalità d’intervento da parte delle istituzioni e degli enti pubblici a favore delle “terre alte” lo portò a ricoprire altri importanti ruoli. Oberto Tarena fu vice presidente del Movimento Gente della Montagna (con sede a Milano, presieduto da Achille Marazza) e dell’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità ed Enti montani) con cui indirizzò una legge per la montagna e la nascita delle Comunità montane. Tra i promotori del Salone della Montagna, la sua azione fu determinante per la nascita (nel 1962) della Federbim (Federazione bacini imbriferi montani), della quale fu promotore, co-fondatore e primo presidente. Ancora oggi nella sua terra canavesana viene ricordato come capace amministratore, uomo di cultura e soprattutto un disinteressato galantuomo. Poco dopo la morte, avvenuta quarant’anni fa nella città delle “rosse torri”, la rivista “Studi Piemontesi” lo ricordò con la pubblicazione di un breve ma significativo profilo: “Il 12 gennaio 1980 a Ivrea è mancato Gianni Oberto, piemontese, avvocato, giornalista, politico, galantuomo. Nei molti uffici da lui esercitati a servizio della cosa pubblica […] ha portato scrupolo, intelligenza d’azione, disinteresse personale”.

Dopo la sua scomparsa è stato istituito il Centro Gianni Oberto con una legge regionale del 1980, modificata e ampliata nel 1983. Gli scopi del centro, che ha sede presso la biblioteca della Regione Piemonte, sono la promozione della cultura e della letteratura piemontese, sia in lingua italiana sia in piemontese. Il Centro ogni anno premia i giovani che con le loro tesi di laurea approfondiscono la conoscenza di aspetti specifici del Piemonte. Un modo intelligente per ricordare la figura di un grande uomo che dedicò la maggior parte della sua vita alla tutela e alla valorizzazione del Piemonte dal punto di vista politico, culturale e ambientale. 50 ANNI DI REGIONALISMO, SECONDA PUNTATA

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