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Piera Egidi Bouchard

"1974-2024": 50 candeline per la Fondazione Antonio Gramsci

Aggiornamento: 4 giorni fa

di Piera Egidi Bouchard



Cinquant’anni fa, l’8 dicembre 1974, si costituì l’”Istituto piemontese di scienze economiche e sociali “ con il nome di “Antonio Gramsci”, che a Torino in anni difficili visse ed operò. Ed ora al Polo del 900 un’intera giornata, introdotta dal saluto del presidente Alberto Sinigaglia, è stata dedicata a questa rievocazione, con interventi e partecipazione di personaggi illustri che ancora oggi vi collaborano, e presentando un ricchissimo dossier che ne ripercorre le tappe e le iniziative culturali – elencate puntualmente a margine di ogni saggio. Queste, come il reparto fotografico, danno il complessivo affresco di un’attività culturale grandiosa, legata ai problemi della città, della fabbrica, dell’economia, ma anche all’apertura di nuovi soggetti e di nuovi linguaggi, come quello giovanile e femminile, con l’apporto critico dei maggiori cervelli pensanti della nostra città e regione.

“Compiere cinquant’anni - scrive nell’introduzione l’attuale presidente Gianguido Passoni - significa accettare la sfida del presente, con la solidità del passato, ma con la consapevolezza che solo una meticolosa attività di ricerca e approfondimento, preceduta da una costante attività di analisi e comprensione delle dinamiche dell’oggi, può dare risposte ai tanti dubbi, alle tante incertezze, e magari ispirare chi, nella nostra involuta democrazia, deve saper rilanciare un progetto di progresso.”

E osserva: “In questi cinquant’anni sono successe cose enormi. (...) Nella nostra città la crisi post- fordista ha stravolto, seppur in un lungo lasso temporale, il tessuto sociale. Eppure, Torino non ha perso il suo fermento innovativo, in campo culturale e sociale, cercando di convertirsi in un’economia locale mista, senza abbandonare del tutto la sua vocazione produttiva, ma affiancando terziario e istruzione universitaria.”

II percorso densissimo di questi cinquant’anni è stato significativamente affidato, in quello che - come nota il direttore, Matteo D’Ambrosio - è “Il capitolo più importante di questo volume” a due giovani ricercatori, Alessandro Berti e Fioranna Fontana “che da quasi un anno, grazie al Servizio Civile Universale, lavorano con noi. Fuori da ogni retorica generazionale, abbiamo pensato che ci fosse bisogno di sguardi esterni per leggere una storia complessa come la nostra senza correre il rischio di essere troppo di parte.”

Attraverso documenti d’archivio, fotografie e testimonianze dirette ecco ricostruita in una trentina di pagine questa “Storia collettiva” nelle sue diverse e anche contrastate tappe, allargandosi fin da subito a persone non iscritte al Partito comunista: “A rendere il Gramsci attrattivo fu ciò che lo differenziò dai luoghi partitici o accademici – scrivono - ossia uno spazio permeabile e osmotico, aperto al confronto ideologico, dove  militanti di vecchia data e giovani studenti e lavoratori potevano dialogare e costruire proposte politiche, sapendo di poter contare su un canale di comunicazione politica privilegiato".

Negli anni Ottanta, poi, si assiste a una svolta: ”l’Istituto consolidò il proprio impegno nella ricerca, spostandosi sempre di più verso un’elaborazione culturale legata al mondo universitario e perdendo quel rapporto con la società civile e i movimenti di base che era stato una delle ragioni fondative dell’ente. (...) In questo nuovo ruolo il tema dell’ ‘autonomia della cultura’ assunse ancora più  centralità. ” Ma  l’Istituto si caratterizzava, rispetto a “un mondo accademico in cui era facilissimo chiudersi“ - come nota Sergio Scamuzzi che ne è stato direttore dal 1991 al 2014 e che ora in un saggio per questo volume ne analizza i temi -, e rappresentò uno spazio di ricerca multidisciplinare “mantenendo un rapporto militante, ma scientifico che giustamente, nel contesto di quegli anni, veniva percepito come ‘una finestra sulla società e sul mondo’“.

Impossibile qui ripercorrere i diversi apporti, le diverse biografie, le scelte (interessante ad esempio è il capitolo che analizza i diversi Statuti, a firma di Francesco Salinas, in cui si evidenzia nell’art. 2 il “progressivo astrarsi - nella revisione del 1988 - dall’originario richiamo alla matrice marxista”), scelta che determinò polemiche e abbandoni. Ci auguriamo che questa pubblicazione sia edita e acquistabile[1] anche per poter raggiungere le librerie, onde far conoscere capitoli fondamentali, come “La valorizzazione dei patrimoni”, “I grandi progetti: come siamo giunti a ciò che siamo oggi”, “La Fondazione per la scuola”, “I premi internazionali “Gramsci” e “Pasolini”.

Un’altra svolta determinante fu la costituzione del Polo del '900 - attualmente composto da 25 Istituti culturali, con le loro Biblioteche e Archivi, un’opera grandiosa, che “avrebbe offerto un’opportunità, unica nel suo genere, di mettere in coo-petition, ovvero in competizione cooperativa, differenti, ma per molti versi affini, realtà di ricerca e produzione culturale. L’operazione non era, né poteva essere esente da criticità, di ordine politico, finanziario, operativo. Appena insediata come direttrice del Gramsci - scrive Dunia Astrologo, che lo fu dal 2015 al 2020 – mi trovai ad affrontare questo possibile ‘salto nel buio’“. 

Ci sono anche le sperimentazioni, i tentativi di stare al passo coi tempi (come il blog “Palomar”, dal titolo del romanzo di Italo Calvino, qui rievocato dallo storico Giovanni Carpinelli, che lo curò dal 2012 al 2021.) E da Calvino, e a sua volta da Bobbio, ”la storia umana come un immenso labirinto” lo storico riporta questo tema, in un articolo che ebbe moltissime visualizzazioni, e conclude: “La storia del comunismo si può a sua volta rappresentare come un lungo tentativo mal congegnato di uscire dal labirinto. Essa comporta momenti di apertura e momenti di chiusura, come sa bene chi ha letto ad esempio Milos Hajek (‘Storia dell’Internazionale comunista 1921-1935”). L’alternanza delle due fasi finora si è mantenuta nel corso del tempo. Per questo abbiamo fede. Ritorneranno i giorni del fiore, come scriveva un grande poeta triestino.”


Note

[1]Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci- 1974-2024, “Antonio Gramsci”, Officine Poligrafiche mcl

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